3Valerio Savino

Passa un treno, il macchinista saluta Valerio con un fischio prolungato.
Valerio, sulla scala, intento a liberare dal marmo la sua ultima emozione, agita un braccio e risponde al saluto.
Ecco questo scultore toscano, incurante del freddo e della pioggia, che scolpisce il duro marmo in un gelido pomeriggio di febbraio.
Entrando nel suo giardino-atelier-esposizione cartelli dipinti preparano il visitatore e lo ammoniscono che qui imperano la fantasia e l’immaginazione.
Non scava nel marmo, Valerio, ma fruga nell’anima e nella vita stessa cercando nel cuore della pietra le connessioni intime del divenire.
Un tema che gli è caro è la metamorfosi, forse perché il cambiamento è la metafora della nostra esistenza.
Non a caso l’ultima opera presentata porta un titolo emblematico: “in divenire” è una scultura in trasformazione, che si evolve coll’intima essenza dell’artista, che si modifica con lui.
Raro artista è Valerio, sotto i suoi ferri il marmo esprime emozioni, pensieri, azioni.
L’abilità della sua mano consuma la materia scaglia dopo scaglia, modellando il duro e fragile marmo come se fosse argilla, liberando incredibili volute, aprendo arditi trafori, regalandoci impensabili equilibri.

Ricordo la prima volta che vidi le sue opere, passando in auto accanto al suo giardino: inchiodai i freni e mi fermai nel mezzo della strada, tanta è la forza che emana dalle sue creature.
Adesso ho confidenza con lui, ma passare del tempo tra i suoi lavori è sempre un’esperienza nuova e stimolante.

Sue opere sono presenti in varie collezioni private.

Critica

L ‘approccio alla realtà, la sua analisi, la sua comprensione nelle regole di interazione e modificazione, possono avvenire per vie diverse.

C‘è chi sceglie, in pittura e nelle arti figurative, quella della riproduzione del reale, seguendo una traccia fotografica: e chi come Valerio Savino, preferisce una lettura del tutto personale, che prende le distanze dalla fedeltà ottica e salta al di là di ciò che appare, seguendo un percorso all’inverso: come dire ‘al microscopio’ .

Savino ha scelto il surrealismo. E’ convinto -come più volte ha affermato- che della realtà vada comunque data un‘interpretazione e che, se per molti aspetti essa va rifiutata e contestata, rifiuto e contestazione non possono che avvenire attraverso un interagire dall‘interno del sistema. Allora il pittore si pone come contestatore senza armi. Osserva il mondo che l0 circonda, e lo critica -severamente con fermezza- pur riconoscendovisi, ma senza rinunciare a un suo personalissimo punto di vista.

Il surrealismo di Savino non è, quindi, una moda o una posa: è esigenza intima, istanza morale da lanciare al pubblico, che viene chiamato a riflettere sulla scomposizione che il pittore opera su immagini, forme e mode. E senza la pretesa di convincere nessuno, bensì con la sola speranza di un ascolto del monologo che l’uomo apre sul mondo esterno.

Nascono così opere di immediato impatto psicologico, che possono -al momento- lasciare sconcertato lo spettatore, ma che contengono un0 slancio e un anelito sinceri verso uno spazio di libertà, di espressione e di critica. Entro tale limile si realizza pienamente la libertà dell‘artista, che con i suoi olii, gli acrilici e, in maniera particolare, i pastelli ricrea un ordine logico-mentale (pur se apparentemente asintonico), laddove il vivere quotidiano (dominato da economia, politica, scienza, religione) offre una frammentazione che solo in superficie appare ordinata.

Le sue opere balzano fuori da una illuminazione improvvisa che si fissa sulla tela o sul foglio.

Dietro, però, resta un pensiero; un pensiero ordinante che avverte: non rinunciamo alla ragione, non smettiamo di cercare di capire.

Edoardo Bianchini

Bio

Di lontane origini della provenza francese non sento di appartenere ad alcun luogo. Di temperamento anarchico credo che le radici si trovano nel pensiero: libero e incontrastato, protagonista, individuale.
Sostenuto da un'incrollabile fede nella libertà penso che l'arte sia l'espressione maggiore, unica, per la quale l'uomo possa comunicare con il mondo.
Il surrealismo, per me, non è solo quello definito da Andrè Breton nel famoso manifesto di Parigi del 1924 (L'inoncio libero dalla ragione) ma anche una maniera di vita, un sentire inferiore, una rivoluzione continua che porta a sconosciuti territori. Per questo il surrealista è lo piscologo di se stesso è volontà di esprimere il proprio istinto autentico, liberatorio,anarchico. Per lui non esiste un'opera bella se non c'è rvolta interiore. Non esite la materia se non è accompagnata da stupore. Per il surrealista la bellezza è ovunque, lui è ottimista, ribelle, solitario. Una solitudine ricca perchè ascolta il suono che cambia la vita. Il surrealista è sempre esistito, esiste ora, ed esisterà finchè l'uomo sognerà ad OCCHI APERTI.

Curriculum (temine usato dai decadentisti):
Di me hanno scritto diversi scrittori, le mie opere di pittura e scultura del marmo si trovano in luoghi pubblici eprovati.
Ma la mia arte è stata, e sarà a disposizione di tutti quelli che sanno amare e conquistare la libertà.